Si aprono oggi le contrattazioni del nuovo anno.
Un anno che prende il via, per quanto ci riguarda, con 2 certezze: il prossimo 3 febbraio terminerà il settennato del Presidente Mattarella e, a marzo, si concluderà, da parte della BCE, il PEPP, il Piano di acquisto di bond (governativi e, in minima parte, corporate) messo in campo per arginare, da un punto di vista finanziario, la pandemia e sostenere l’economia dei Paesi UE.
2 elementi non banali, che molto probabilmente caratterizzeranno i primi mesi dell’anno.
Se tutto dovesse andare “liscio”, con le forze politiche concordi sul nome da candidare al Quirinale (nel messaggio dell’altra sera il Presidente Mattarella è stato alquanto chiaro nel “tracciare” l’identikit di quello che dovrebbe essere, secondo lui, il futuro Presidente: una personalità “super partes”, in grado di unificare ancor di più il Paese), ipotesi che al momento sembra alquanto difficile da realizzarsi, è probabile che anche la “stabilità governativa” non dovrebbe risentirne, anche nel caso in cui Draghi dovesse trasferirsi sul Colle. Un nome “condiviso” sottintenderebbe, da parte delle forze che sostengono l’esecutivo, un quadro politico molto forte, con accordo tra i partiti che va ben oltre “un nome”, ma che guarda all’uscita dalla crisi e si traguarda al 2023, scadenza naturale della legislatura.
Per quanto riguarda la BCE, come noto oramai il “dado è tratto”. Siamo ben lontani, in Europa, come più volte ripetuto, dal “surriscaldamento” in cui si trovano gli USA, dove l’inflazione al 6,8% costringe a prendere provvedimenti urgenti, ma comunque anche da noi giungono segnali di un “irrigidimento” delle politiche monetarie. La conclusione del PEPP ormai è certificata, solo in minima parte compensata dall’altro Piano di sostegno monetario (APP), che sarà incrementato per un semestre rispetto a quanto attualmente previsto (€ 20MD mese).
E’ chiaro che la concomitanza dei 2 scenari potrebbe avere conseguenze di rilievo sul nostro Paese.
Non va dimenticato, infatti, il nostro “punto di partenza”, un fardello di oltre € 2.700 MD di debito pubblico che ci rende particolarmente vulnerabili. Una vulnerabilità che il sostegno della BCE da un parte e l’autorevolezza di Draghi dall’altro hanno “depotenziato”, permettendoci di raggiungere traguardi insperati non più tardi di 1 anno fa. Eventuali difficoltà nell’identificare il candidato ideale per il Quirinale, confermando il “disaccordo” tra le forze che sostengono il Governo, ci esporrebbero nuovamente alle incertezze dei mercati, con la speculazione che metterebbe sotto pressione lo spread. Non a caso, in questi giorni, abbiamo assistito ad un rialzo del differenziale, che si è portato sino a 141 bp, per poi scendere leggermente (alla riapertura lo troviamo a 134 bp, per un rendimento del BTP intorno all’1.16%). Quando lo scorso 11 febbraio Draghi era prossimo al giuramento, il rendimento aveva toccato il minimo dello 0,45%. Ora, di contro, si sprecano le previsioni, con alcuni analisti che “vedono” il differenziale tra il nostro BTP e il Bund tedesco tornare verso quota 200 bp, se non addirittura oltre i 300 nel caso in cui dovesse venire meno la “polizza Draghi” (l’ipotesi peggiore sarebbe, infatti, l’uscita di scena dell’ex Presidente della BCE, che ha già fatto chiaramente capire di non essere disposto a farsi “impallinare”).
Uno scenario che mettere seriamente a rischio la ripresa, rendendo arduo il raggiungimento delle stime di crescita (+ 4,7%) e forse ancor di più l’attuazione del Piano di riforme che la UE ci chiede l’ottenimento degli aiuti previsti dal PNRR.
Oggi 1° giorno di mercati aperti, ma non per tutti. Molte piazze asiatiche sono chiuse per festività (Tokyo, Shanghai, Sidney). Andamento contraddittorio per Hong Kong, che, dopo un’apertura positiva, ha preso la strada della discesa (al momento – 0,7%). Sospesa nuovamente dalle contrattazioni China Evergrande, dopo il mancato pagamento delle cedole di 2 emissioni obbligazionarie e la notizia che dovrà abbattere, a quanto pare, 39 cantieri per concessioni edilizie non regolari. Positiva l’India, con l’indice di Mumbai in crescita di circa l’1%.
Previsioni positive per le aperture europee e americane, con i futures in crescita intorno allo 0,4% un po’ ovunque.
Petrolio che inizia l’anno in rialzo (WTI) dello 0,78% ($ 75.87).
In caso il gas naturale (-0,6%), a $ 3,708.
Oro leggermente debole, anche se i parte da $ 1.825, record degli ultimi 3 mesi.
Spread stabile a 134 bp. Treasury USA a 1,51%.
Poco mosso anche l’€/$, sempre in area 1,133.
Bitcoin piuttosto spento, con le quotazioni ferme a $ 47.000.
Ps: iniziamo l’anno con un addio. Dal 4 gennaio cesserà l’attività del Black Barry, pioniere degli smart phone. La società canadese continuerà peraltro ad esistere, concentrando la sua attività sulla sicurezza informatica delle aziende. Nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2021 ha realizzato ricavi per $ 184 ML. Nel 2011 aveva concluso l’anno con ricavi pari a $ 19,91 MD. Preistoria.